Osama Bin Laden

9 ottobre 2001

    Una faccia sempre più somigliante a quella del profeta, l'ostentazione di forza tranquilla, con il kalashnikov e la teiera appoggiata davanti alla telecamera, come se fosse un padrone di casa sicuro di sé che offre ospitalità a chi lo guarda. E molte novità in un discorso che è ben diverso da quelli del passato ed ha i toni di un appello: Bin Laden si propone al mondo arabo come la reincarnazione di Maometto, denuncia i moderati e chiama a raccolta le masse.
Analizziamo la comparsa in tv delle sceicco terrorista e il testo del suo intervento insieme con Gilles Kepel, arabista, docente all'Istituto di Scienze Politiche di Parigi, autore di una "Storia del fondamentalismo islamico" edita in Italia da Carocci. Professor Kepel, guardi la faccia di Bin Laden come ce l'ha trasmessa la televisione del Qatar. Lei ha studiato la sua evoluzione. Cosa la colpisce di più in quelle immagini? "Il fatto che in modo molto evidente sta cercando progressivamente di rendere il suo volto sempre più simile a quella del profeta, di Maometto. Negli ultimi tempi lo abbiamo visto più volte sugli schermi di Al-Jazira su un cavallo bianco, con la barba, il turbante. Si fa riprendere utilizzando l'insieme dell'armamentario ornamentale del profeta. Maometto ha lasciato La Mecca nell'anno 622, perchè occupata dagli idolatri, ed è tornato nel 630 come vincitore; passando otto anni a Medina a fare la guerra". Per questo si fa riprendere davanti a una grotta? "Bin Laden è oggi in una situazione costruita con immagini che sembrano voler riprodurre le fasi della vita del profeta. Anche lui ha lasciato La Mecca e l'Arabia Saudita agli infedeli e ora sta tra le montagne dell'Afghanistan a condurre una guerra modellata su quella di Maometto. E' uno dei modi che usa per tentare di allargare il suo richiamo alla base dei musulmani. Per superare i problemi di isolamento del suo gruppo". Quindi anche questo modo di presentarsi è un messaggio al mondo islamico? "Certo: si presenta attraverso i media come un uomo che sa toccare l'immaginario musulmano e provocare un'emozione ancora più grande". In tv non è comparso solo, ma accanto ad Abu Ghaith e Al-Zawahri. Che ruolo hanno i due nella rappresentazione televisiva? "Abou Ghaith è il portavoce di Al Qaida, ma non saprei dire esattamente qual è il suo ruolo. Invece Ayman Al-Zawahri è il personaggio più importante, un islamista egiziano, molto conosciuto. Faceva il pediatra e proviene da una grande famiglia egiziana che partecipò al primo gruppo della Jihad che ha assassinato Sadat. Comparendo in tv insieme con altre persone, Bin Laden fa vedere che il suo movimento ha una dimensione internazionale e una vocazione universale". E la teiera, il tè che beve Bin Laden a un certo punto della scena? "Non ha un'importanza particolare, il tè non era conosciuto all'epoca del profeta. Ma è un gesto che ricorda la tradizionale ospitalità araba". E il kalashnikov? "E' il simbolo della forza, della lotta, della jihad". Sembra sia un'arma che Bin Laden ha strappato a un generale sovietico. "Un altro tentativo di rinnovare l'immagine dei primi combattenti dell'Islam. Così come loro avevano sconfitto l'impero persiano, Bin Laden rivendica di aver battuto l'impero sovietico con la jihad afghana, esibendo l'arma simbolica dei nemici vuole forse dire che è pronto a distruggere un altro impero, quello americano".

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